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RAFFAELE ARCELLA

Sesto e attuale presidente dell’ANEI, Raffaele Arcella, avvocato principe del foro di Napoli e cavalleggero di fatto e d’elezione, nato a Napoli nel 1920, consegue la laurea in giurisprudenza, in lingue e letterature slave e istituzioni europee orientali. Sottotennete di complemento nel 1941 in servizio presso il XVI Reggimento dei Cavalleggeri di Alessandria, partecipa a Poloy il 17 ottobre 1942 all’ultima carica della Cavalleria italiana. In servizio presso il tribunale di guerra del Montenegro, viene catturato dai tedeschi il 25 settembre del 1943 e internato nei Lager di Polonia e di Germania.
Il 29 aprile 2008 il Consiglio Nazionale gli ha conferito la carica di Presidente Nazionale.
Riportiamo qui di seguito un estratto da un suo caloroso messaggio indirizzato agli IMI in occasione del suo insediamento: “Allorché ci venne proposto di rinnegare il giuramento da noi fatto alla Patria e di farne un altro, non potrò mai dimenticare la domanda che proposi al cap. Bianchi: “ Don Guido, si può nella vita giurare due volte?” Egli mi rispose con l’equilibrio che caratterizzava quel valoroso magistrato: “Non mi pare”. A Beniaminowo, come pure negli altri Lager, pochissime furono le adesioni, perché la maggioranza preferì restare ad affrontare l’inverno polacco e tutto quello che noi sappiamo. Questo primo “NO” fu la  nostra legge che, in quanto prodotto dallo Spirito che non poteva essere costretto dal filo spinato né da qualsiasi violenza o sopruso, determinò la volontà di resistenza e la formulazione del nostro motto: “NON PIÙ RETICOLATI NEL MONDO”.

MAX GIACOMINI

Il generale Max Giacomini, quinto Presidente dell’ANEI dal 2000 al 2008, perugino di nascita (anno 1922), è stato ufficiale di carriera congedandosi con il grado di Generale di Divisione Durante la presidenza Giacomini l’Associazione ha conseguito non pochi risultati che vanno inscritti albo lapillo nei suoi annali. Si è rafforzata nella coscienza collettiva del Paese l’identità storica dell’internamento, ma soprattutto è emerso il compito di servizio alla nazione che l’ANEI ha continuato a fornire attraverso significative manifestazioni.
Ricordiamo fra tutte la dedica di una sala agli Ex Internati al Vittoriano, avvenuta alla presenza del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi il 27 gennaio 2005, il consolidamento della prassi di periodici raduni, in particolare l’annuale appuntamento settembrino a Padova, i dibattiti alla Casa della Memoria e della Storia in Roma e altrove, i contatti con le scolaresche, la raccolta di preziose memorie di internati, gli studi sull’internamento entrato come argomento di tesi e di seminari nelle facoltà, e persino alcuni pregevoli recitals che hanno avuto per soggetto la nostra esperienza nei Lager.
Dopo una triennale esperienza di esulato presso i locali della parrocchia di San Gaetano in Roma, nel 2006 l’ANEI è felicemente approdata, insieme con le altre associazioni resistenziali alla Casa della Memoria e della Storia.
In occasione di un’udienza dell’A.N.E.I. al Quirinale, Presidente Carlo Azeglio Ciampi, il 22 marzo 2001, Giacomini ha sottolineato come la scelta compiuta dagli IMI appartenenti a tutte le regioni d’Italia abbia disegnato la vera e genuina identità degli italiani.

CANDIDO ROSATI

Il senatore Luigi Candido Rosati è stato il quarto presidente dell’ANEI dalla fine del 1997 al 2000. Originario della Val di Non nel Trentino, dove nasce nel 1914, si laurea in lettere a Torino e dopo la guerra fu nel 1945 uno dei cofondatori dell’ANEI. È stato per due volte eletto senatore nel collegio di Bolzano ed è stato membro della Commissione Difesa e Sanità. In occasione della sua elezione a Presidente Nazionale, il 23 novembre 1997, egli, ricordando che l’A.N.E.I. aveva già compiuto e superato i cinquanta anni di età, tracciò il bilancio dell’Associazione.
“Guardando a questo passato – egli disse – si ha la sensazione che quanto si è seminato non sia andato disperso dal vento dell’indifferenza e dello scetticismo. Ci siamo accorti dei frutti che abbiamo potuto raccogliere: una sensibilizzazione al problema concentrazionario, una riflessione più profonda sugli avvenimenti nazionali ed internazionali di quel periodo. Oggi a distanza di tanti anni possiamo rallegrarci dei risultati ottenuti, guardiamo quindi al nostro futuro con fiducia anche se siamo consapevoli che il tempo corre velocissimo, gli anni si accavallano gli uni sugli altri con vertiginosa rapidità. Gli I.M.I., le cui file purtroppo si assottigliano sempre più, continuano la loro attività con immutato entusiasmo perché sanno che tutto ciò li aiuterà a raggiungere un nobilissimo traguardo: la pace nel mondo, la solidarietà e la concordia fra i popoli…”.

PARIDE PIASENTI

Il senatore Paride Piasenti fu presidente dell’ANEI dal 1948 al 1997.
Nato a Padova il 13 marzo 1916, spentosi a Verona il 10 novembre 1997, laureato in lettere, esercitò la professione di insegnante e venne eletto deputato nel 1948. Fu successivamente senatore dal 1958 al 1963. Al rientro in Patria dall’internamento fu tra i promotori dell’Associazione nazionale ex internati.
In un suo memorabile discorso nel 1964, alla presenza del Capo dello Stato Antonio Segni, espose il programma dell’Associazione, affermando tra l’altro:
“Noi, Signor Presidente, qui siamo un po’ l’immagine di coloro che in una stagione oscura per l’Italia, preferirono le incognite tragiche di una vita miseranda nei Lager nazisti ad un compromesso che li avrebbe restituiti alla Patria, sì, ma menomati nella dignità e servi di due congiunte tirannidi: quella fascista e quella nazista! Più precisamente, noi tuteliamo il retaggio di migliaia di morti sacrificatisi, in volontario olocausto, affinché al risorto fascismo non fosse concesso né ossequio né servizio. La nostra fu una Resistenza ignota e silenziosa, tuttavia dichiarata e ripetuta, per ogni volta che abbiamo respinto le promesse e le lusinghe ed abbiamo resistito alle pesanti minacce: una Resistenza di cui sono nobile suggello le medaglie che costellano il nostro Medagliere Nazionale”.

RICCARDO ORESTANO

Il professore Riccardo Orestano è stato il secondo presidente dell’ANEI dal 1946 al 1948. Nato a Palermo il 26 maggio 1909 e morto a Roma l’11 novembre 1988, è stato professore universitario e insigne giurista.
Intervenendo al II Congresso Nazionale dell’A.N.E.I. (Roma, 24 novembre 1946) egli così rappresentò il problema politico degli internati appena tornati dai Lager. “Noi non abbiamo trovato il nostro posto – disse – e gli altri che avrebbero dovuto aiutarci ci hanno trattato con indifferenza ed ostilità.
Siamo tornati con fiducia ed attendevamo un po’ di amore e di comprensione che avrebbero potuto trarci dal nostro disagio morale e sia pure attraverso una più o meno lunga attesa ci saremmo reinseriti nella vita della nazione. Ma abbiamo trovato una barriera insormontabile e la ferma volontà di non farci posto, ormai che tutto era accaparrato dai mezzi di sussistenza alla rappresentanza politica. Solo restando fra i reticolati si poteva confermare la dignità di uomini e lottare per una vera libertà e molti vi restarono per sempre, salme scheletriche o pugni di cenere.
Ma lassù nascevano gli italiani nuovi senza doppio gioco, perché il gioco era uno solo e la posta era la vita”.

GAETANO ZINI LAMBERTI

L’avvocato Gaetano Zini Lamberti è stato il primo presidente dell’ANEI dal 1945 al 1946. In occasione del II Congresso Nazionale dell’A.N.E.I. svoltosi a Roma il 24 novembre 1946, egli pronunciò un vibrante discorso di cui riportiamo un significativo frammento: “I nostri soldati per primi nella storia hanno svolto in massa un’azione grandiosa di fede politica, preferendo marcire per venti mesi nei Lager tedeschi piuttosto che firmare l’umiliante formula dell’adesione al nemico.
Questa formula che tutta l’Italia deve conoscere, era il passaporto per tornare in patria, in seno alla propria famiglia a curarne gli interessi, era la tessera del pane per non morire di fame. Il sacrificio dei soldati italiani, sacrificio del tutto volontario perché come tale va inteso nella sua grandiosità, ha impedito
la formazione delle divisioni fasciste, che, con i settecentomila “no” essi hanno stroncato fin dal loro nascere. I cimiteri dove dormono i nostri più puri fratelli, sotto una terra ingrata, devono essere un monito a tutti noi.
L’Associazione, nata in embrione sin dal periodo clandestino, si è poi diramata in tutte le regioni d’Italia; gli ex Internati hanno capito che nella patria dolorante essi parlavano la stessa lingua e che soltanto in una libera associazione, veramente libera, che agisse sul piano locale e sul piano nazionale, essi avrebbero certamente contribuito al risorgere di una sincera democrazia. Gli ex Internati non vogliono né beneficenze né elemosine, ma che siano riconosciuti come forze indiscutibilmente sane del Paese per non aver ceduto di fronte al dovere, considerati per quell’alto patrimonio morale di cui furono e sono gelosi conservatori”.