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L' A.N.E.I. Associazione Nazionale Ex Internati

invita alla mostra

INTERNATI MILITARI ITALIANI: LA VITA NEI LAGER

con dipinti, disegni e fotografie realizzati dagli IMI

Padova - Scuderie di Palazzo Moroni - 8 settembre/1 ottobre 2017 

 

L'ANEI - Federazione provinciale di Padova agli inizi del 2016 aveva proposto all'Amministrazione Comunale di Padova - Gabinetto del Sindaco e all'Assessorato alla Cultura, di allestire una Mostra sugli I.M.I. , Internati Militari Italiani nei Campi di concentramento tedeschi - utilizzando gli spazi espositivi delle Scuderie di Palazzo Moroni. 

La Mostra è stata inaugurata l'8 settembre 2017 dall'Assessore alla cultura del Comune di Padova , il dott. Andrea COLASIO, dall'Assessore alla Pace e ai Diritti Umani dott.ssa Francesca BENCIOLINI e dal Presidente A.N.E.I. Federazione provinciale di Padova, Gen. B. (aus.) Maurizio LENZI. 

Il Presidente A.N.E.I, nell'occasione, ha illustrato alle Autorità e agli oltre duecento Cittadini intervenuti all'inaugurazione che il materiale esposto, composto da quadri, dipinti, disegni e fotografie (realizzati dagli IMI, quasi sempre in maniera clandestina) costituiscono una testimonianza visiva unica sulle condizioni di vita cui erano costretti i Militari italiani deportati nei lager nazisti rappresentando per i visitatori una rara occasione per approfondire una pagina di storia, poco nota, della Seconda Guerra Mondiale. 

La Mostra che ha visto una grandissima affluenza di pubblico, oltre duemila visitatori, è stata un successo e si è chiusa domenica 1 ottobre 2017. 

 

I.M.I. - INTERNATI MILITARI ITALIANI 

La data dell'8 settembre 1943 segna il tragico destino di centinaia di migliaia di soldati italiani. Furono, infatti, circa ottocentomila (le cifre oscillano dai 725.000 risultanti allo Stato Maggiore tedesco, agli 810.000 proposti dallo storico tedesco Gerhard Schreiber) i Militari italiani deportati nei Lager che furono sottoposti ad ogni tipo di vessazione perchè considerati traditori. Con la denominazione I.M.I. (Internati Militari Italiani) i Militari italiani furono privati dello status di prigionieri di guerra, condizione che, invece, era tutelata dalla Convenzione di Ginevra del 1929. In tal modo i Tedeschi si ritennero liberi di 'usare' i Militari Italiani a loro piacimento avviandoli al lavoro coatto nelle industrie, soprattutto in quelle di produzione bellica dove avevano grandi esigenze di manodopera. La maggioranza degli internati era adibita ai lavori forzati, con orari massacranti (10-14 ore giornaliere), soprattutto in centri industriali che, peraltro, erano i principali obiettivi dei bombardamenti aerei alleati, in condizioni di alimentazione e igienico sanitarie di pura sopravvivenza. 

I reticolati, le baracche di legno, le angherie, il freddo, i pidocchi, la fame, la fatica, le punizioni, le fucilazioni, le impiccagioni accompagnarono i prigionieri durante il periodo di permanenza nei Lager. A tutti gli Internati fu proposto il ritorno in Patria a condizione di aderire alla Repubblica Sociale Italiana e di continuare la guerra a fianco dei Tedeschi. Ai Militari italiani di ogni ordine e grado fu concessa una libera scelta: uscire dall'inferno della prigionia, ma aderire al Regime fascista e tradire il giuramento di fedeltà al Re, o rimanere segregati rischiando ogni giorno la morte. 

Oltre 650.000 mantennero Fede al giuramento e i Militari Caduti nei Lager furono oltre 50.000 (78.000 secondo i dati della Croce Rossa Internazionale, compresi gli eccidi compiuti dai tedeschi dopo l?8 settembre). Un numero imprecisato di Reduci dei Campi , poi, dopo il rimpatrio per cause riconducibili agli stenti patiti e alle malattie contratte durante il periodo di prigionia. 

Finita la guerra, su questa immane tragedia, che in altri Paesi sarebbe stata ampiamente divulgata, calò per quasi cinquant'anni, un inspiegabile silenzio. E' come se nella coscienza nazionale fosse avvenuta una sorta di rimozione dell'evento, anche se ben altre furono le motivazioni politiche e sociali che la determinarono. Dal dopoguerra, l'Associazione Nazionale Ex Internati ha intrapreso un'opera sistematica di ricerca e di raccolta di documenti e di testimonianze e oggi, è una delle poche Associazioni che cerca di mantenere viva la Memoria degli I.M.I. e di quei Valori che li sorressero durante la prigionia. 

 

 

LA MOSTRA

Nella Mostra sono stati esposti centosei fra dipinti e disegni, molti dei quali di pregevole fattura, realizzati da valenti pittori e illustratori che hanno vissuto in prima persona la tragedia della deportazione. Alcuni di questi Pittori, nel dopoguerra, hanno continuato con successo l'attività artistica. 

L'Associazione Nazionale Ex internati Federazione provinciale di Padova (A.N.E.I.), ha comunque voluto privilegiare l'importanza testimoniale che le Opere esposte riescono raccontare, piuttosto che descrivere i singoli quadri da un punto di vista artistico. Infatti, gli Autori sono riusciti a fissare con la matita, il carboncino o il colore delle vere e proprie 'istantanee' che più di ogni parola riescono a rappresentare le sofferenze patite dagli IMI nei Lager e a trasmettere al visitatore forti emozioni . Perciò una Mostra, che pur avvalendosi di opere artistiche pregevoli, ha voluto essere storico-narrativa. Per questo è stata integrata con pannelli esplicativi e cinquantasei fotografie scattate in clandestinità dal Tenente Vittorio VIALLI negli OFLAGER di Sandbostel, Wietzendorf e Beniaminowo. 

La Mostra, per facilitare i visitatori, è stata articolata in vari settori per 'descrivere' le situazioni e le esperienze vissute dagli I.M.I. Dopo un breve e sintetico inquadramento storico, per spiegare la vicenda dei Militari italiani deportati nei lager nazisti, ciascuna Sezione è stata introdotta, com'è già stato evidenziato, da un pannello esplicativo e da alcune fotografie per rafforzare la descrizione delle situazioni rappresentate nei Quadri/disegni.

Nel primo settore La cattura e la deportazione è stato raccontato come I Militari italiani dopo l'8 settembre 1943 siano stati catturati dalla Wehrmacht (Esercito tedesco), spesso con l'inganno e talvolta dopo aver combattuto. E' stato decritto in quali condizioni siano stati, poi, deportati in Germania o in Polonia, stipati in carri ferroviari merci, con viaggi che duravano giorni e per i più sfortunati anche settimane. 

Aniello ECO - Sipario di ferro

Nella Sezione, 'I Lager' è stato evidenziato che nel Terzo Reich erano presenti centinaia Lager principali, ciascuno con decine Campi secondari. I lager suddivisi, tra le XXI Regioni Militari e il Governatorato generale, erano 'differenziati' e assolvevano a diverse 'funzioni' ed erano ripartiti in: 

 

 

                 - Stalag o Stammlager: Lager per sottufficiali e truppa, controllati dalla Wehrmacht 

                 - Oflag o Oflager o Offizierslager: Lager per ufficiali, controllati dalla Wehrmacht 

                 - Dulag o Durchgangslager: Lager di transito, situati soprattutto nei Paesi occupati 

                 - Lazarett: Lager ospedale 

                 - Straflager: Lager di punizione alle dipendenze della Gestapo o delle SS 

                 - Konzentrationszone K.Z.: Campi di sterminio alle dipendenze della Gestapo o delle SS 

A questi Lager vanno aggiunti i moltissimi Arbeits-Kommando nei quali gli Internati Militari e civili di tutte le nazionalità furono adibiti ai lavori forzati. In totale i luoghi interessati alla prigionia furono oltre diecimila. Nella terza Sezione i Quadri 'descrivono' la vita quotidiana nei campi di prigionia che era scandita da estenuanti 'appelli'. Durante queste adunate i Militari restavano in piedi per una/due ore, sempre all'aperto e con qualsiasi tempo. Perquisizioni e ruberie, poi, erano all?ordine del giorno. La Fame, il freddo, la fatica e i maltrattamenti hanno accompagnato sempre la vita dei Militari italiani e anche la 'Morte' che veniva somministrata a 'dosi': un rancio al giorno, chiamato dai militari 'sbobba' che era composto da una brodaglia di rape e patate non sbucciate, 250-300 gr. di pane nero, un po' di margarina o di formaggio. Ma la morte giungeva, spesso, all'improvviso anche per il colpo di fucile di una sentinella. 

Le Baracche, erano sempre sovraffollate e molti internati per carenza di posti erano costretti a dormire sul pavimento. Nel settore Immagini dai Lager La vita quotidiana viene proposta principalmente nelle immagini fotografiche o pittoriche degli Ufficiali, perchè furono loro, principalmente, a permanere stabilmente nei Campi di Concentramento; infatti i Soldati furono da subito costretti al lavoro nelle miniere, nelle officine, nelle fabbriche naziste. Dieci/quattordici ore di lavoro al giorno, sotto continua sorveglianza. Quindi nel Lager rimasero solo per dormire, durante le poche ore notturne loro concesse. Gli Ufficiali, invece, che non avevano occasioni per 'uscire' dai lager soffrirono di più la fame, i ricatti, i soprusi, la morte, ma rifiutarono in massa ogni lavoro, di prigionia. Queste immagini di un'umanità sofferente denunciano con forza l'ingiustizia della loro condizione di internati. Sono volti di uomini costretti a consumarsi, ma non a perdere la propria dignità! 

 

La fame degli internati nei Lager nazisti, è stata fame 'nera', che li ha perseguitati per tutta la detenzione! Una fame che il litro di brodaglia nella quale galleggiavano poche bucce di verdura non saziava. Il Lavoro coatto. Dopo l'accordo Hitler - Mussolini del 20 luglio 1944, anche gli Ufficiali furono avviati ai lavori forzati e tutti gli IMI, nonostante il loro reiterato rifiuto a collaborare, furono dichiarati unilateralmente lavoratori civili e come tali sottoposti al diretto controllo della Gestapo. 

 

 GLI IMI DECEDUTI

Nei Lager tedeschi ne morirono oltre 50.000. 25.000 circa, per inedia e malattie; 5000 circa furono uccisi;  3000 circa , furono vittime dei bombardamenti aerei; 10.000, tra i militari costretti al lavoro obbligatorio perirono per varie cause (incidenti, malattie, fame, percosse ecc.); 7.000 morirono sul Fronte Orientale fra gli IMI inquadrati nei Battaglioni militarizzati al seguito dell?Esercito tedesco per lo sgombero delle macerie o per la realizzazione di fortificazioni.

A questi Caduti si deve aggiungere un numero altissimo di decessi, che non è possibile precisare, di malati che dopo il rientro in Italia morirono in conseguenza e per effetto della loro permanenza nei Lager. Se agli I.M.I. non è toccata una sorte peggiore, con un maggior numero di Caduti, si deve alla necessità del Reich di avere manodopera per sostituire decine migliaia di lavoratori tedeschi rendendoli disponibili all'arruolamento. 

L'attività dei Cappellani militari, che condivisero il calvario degli I.M.I. all'interno dei Lager, fu di importanza fondamentale. La frequente realizzazione di immagini sacre con mezzi di fortuna, l'addobbo ingegnoso di locali adibiti a Cappella, sono la testimonianza di un profondo sentimento religioso. Il sostegno fornito dai Sacerdoti, anche di tipo materiale, fu per molti fondamentale. 

 

IL RITORNO DEGLI IMI

I prigionieri che rientravano dalla Germania incarnavano la disfatta dell'8 settembre, che dagli Italiani non era stata ancora del tutto superata. Il tanto agognato ritorno in patria degli ex internati italiani fu dunque percepito a volte come l'arrivo in un paese straniero. Le privazioni sofferte durante la detenzione sembrarono agli ex IMI ancora più insensate alla luce del degrado sociale che erano costretti ora a sperimentare. Ciò che i reduci trovavano particolarmente offensivo erano lo scetticismo e il sospetto di collaborazionismo che spesso, benchè sottaciuto, serpeggiava in ambito privato (estratto dal Rapporto del luglio 2012 della Commissione storica italo-tedesca, insediata dai Ministri degli Affari Esteri di Italia e Germania nel 2009). 

 

LA MEMORIA OGGI

Il Ricordo degli IMI oggi è conservata e divulgata dall'Associazione Nazionale Ex Internati che ha promosso, organizzato e allestito la Mostra. 

L'Associazione Nazionale ex Internati (A.N.E.I.) riconosciuta come Ente morale con il DPR 2 aprile 1948 n.403 è stata costituita dai sopravvissuti Reduci Militari internati nei Lager nazisti. Gli internati, tra i prigionieri italiani della Seconda Guerra Mondiale, sono quelli che, deportati dopo l'8 settembre 1943, si rifiutarono di collaborare prima con le formazioni germaniche della Wehrmacht e delle SS, e poi, dopo il risorto Stato fascista: la Repubblica Sociale italiana. Lo scopo dell'Associazione, che nel 1948 contava oltre 300.000 Soci, originariamente era quello di: assistere moralmente e materialmente tutti coloro che, civili e militari, furono internati nella Germania o altrove dopo l'8 settembre 1943 ad opera delle autorità tedesche o fasciste, contribuendo con il loro sacrificio alla lotta della Resistenza per i fini ideali della rinascita di un'Italia libera. L'altra finalità è la conservazione e la trasmissione della Memoria di questo periodo oscuro e tragico della storia d'Italia. L?A.N.E.I. è nata come Federazione e nel corso degli anni ha avuto un capillare sviluppo con Federazioni provinciali e Sezioni comunali che si sono irradiate su tutto il territorio nazionale. 

Per iniziativa delle Federazioni e Sezioni locali sono stati eretti monumenti o posizionate lapidi alla Memoria degli ex Internati deceduti nei Lager, che vengono annualmente commemorati. Per volontà degli associati, è stato costituito a Padova il Museo Nazionale dell'Internamento, gestito dalla Federazione provinciale di Padova, che raccoglie i cimeli e le memorie dell'internamento; il Museo unico nel suo genere in Italia è visitato ogni anno da migliaia di studenti e cittadini. Annualmente, sempre a Padova, a fine settembre, con la partecipazione delle Autorità civili e militari, si commemora la Memoria dei Caduti nei Lager con una solenne Cerimonia di risonanza nazionale, di fronte Tempio Nazionale dell'Internato Ignoto. 

 

La sala in cui è presente una scala del Lager di Sandbostel, nel Museo Nazionale dell'Internamento a Padova

 

Il Museo Nazionale dell'internamento a Padova vicino al Tempio Nazionale dell'Internato Ignoto, il 4 settembre 1955 è stato inaugurato Museo Nazionale dell'Internamento, dove sono esposti documenti, disegni, fotografie, bandiere, manufatti, indumenti originali provenienti dai Lager. Ogni oggetto racconta una storia personale e collettiva, che aiuta il visitatore a comprendere il vissuto quotidiano degli I.M.I., protagonisti di una 'Resistenza senza armi' contro il Terzo Reich e la Repubblica Sociale Italiana. 

Il Tempio fu inaugurato il 3 settembre 1955, per ricordare tutti i deportati nei Campi di concentramento nazisti. Nacque per iniziativa di Don Giovanni Fortin, Parroco della Chiesa di San Gaetano Thiene, come voto per essere sopravvissuto al Lager di Dachau. Nel pronao èposizionata la tomba dell?Internato Ignoto, che custodisce le spoglie di un Internato Militare Italiano ignoto, prelevate da una fossa comune di Colonia (Germania). All'Internato Ignoto, il 19 novembre 1997, ? stata concessa dal Presidente della Repubblica la Medaglia d'Oro al Valor Militare alla Memoria con la seguente motivazione: 

'Militare fatto prigioniero o civile perseguitato per ragioni politiche o razziali, internato in campi di concentramento in condizioni di vita inumane, sottoposto a torture di ogni sorta, a lusinghe per convincerlo a collaborare con il nemico, non cedette mai, non ebbe incertezze, non scese a compromesso alcuno; per rimanere fedele all'onore di militare e di uomo, scelse eroicamente la terribile lenta agonia di fame, di stenti, di inenarrabili sofferenze fisiche e soprattutto morali. Mai vinto e sempre coraggiosamente determinato, non venne meno ai suoi doveri nella consapevolezza che solo così la sua Patria un giorno avrebbe riacquistato la propria dignità di nazione libera. A memoria di tutti gli internati il cui nome si è dissolto, ma il cui valore ancora oggi è esempio di redenzione per l'Italia.'

 

 

Tempio Nazionale dell'Internato Ignoto - Padova

All'interno del Tempio si segnalano le pale di San Massimiliano Kolbe e di Santa Edith Stein, il gruppo scultoreo della Pietà ed il grande Crocefisso che sovrasta l'Altare maggiore, opera del Prof. Mirko Vucetich. Nel viale che conduce al Tempio sono collocati trenta cippi in trachite a testimonianza delle drammatiche vicende dei Lager. Lo scopo del Museo, gestito è quello di sensibilizzare le giovani generazioni al dramma del sistema concentrazionario nazista durante la Seconda Guerra Mondiale. 

ATTIVITA' ORGANIZZATIVE

Un breve cenno sulle attività organizzative poste in essere dall'Associazione per l'allestimento della Mostra. A partire dal mese di gennaio 2017, dopo aver nominato una Commissione si è proceduto a pianificare la Mostra decidendo prima i criteri di esposizione e successivamente, dopo aver individuato gli argomenti, procedendo alla scelta dei Quadri delle fotografie da esporre fra quelle esposte e custodite presso il Museo dell'Internamento. Fatto questo sono stati controllati tutti e 106 i quadri scelti per far restaurare le cornici. Le 56 fotografie invece sono state riprodotte su pannelli. Infine sono stati elaborati/scelti i testi che hanno preceduto ogni settore. 

Il processo di pianificazione e preparazione ha coinvolto sei Soci ANEI (Lenzi, Gal, Panizzolo, Marcato, Catanzaro, Ballabio); l'allestimento è stato realizzato dai medesimi Soci, insieme a personale specializzato del Comune di Padova. Quello che è stato molto importante e che ha contribuito all'eccellente risultato della Mostra è stato il coinvolgimento di numerosi e preparati Soci ANEI (Gal, Panizzolo, Marcato, Catanzaro, Ballabio, Darin, Martello e l'ex IMI Luigi Marchetti) che per tutto il periodo di apertura hanno garantito una qualificata presenza illustrando ai visitatori gli argomenti proposti. 

 

CURIOSITA' E DATI 

La Mostra è stata visitata da oltre duemila persone. Fra i visitatori: alcuni ex IMI Vincenzo Orlando, Luigi Marchetti, Zaia, Lodovico LISI, Michele Montagano. Il Sindaco di Padova Sergio Giordani, Il vice Sindaco di Padova Arturo LorenzonI, l'assessore alla Cultura Andrea Colasio, l'Assessore alla Pace Francesca BenciolinI, lo storico Mario ISNENGHI, l'Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario d'UCRAINA Yevgen Perelygin nlle Repubblica Italiana accompagnato dal Console d'Ucraina Marco Toson e numerosissime altre Autorità. 

Il 20 settembre nei locali della Mostra il Sindaco di Padova ha consegnato all'ex IMI Cav. Lodovico Lisi il Sigillo della Città. 

Gen. B. (aus.) LENZI dott. Maurizio 

(Presidente A.N.E.I.- Federazione Provinciale di Padova) 

Delfo PREVITALI - il collega Ten. RUSSO dei Granatieri di Sardegna